Ad un anno di distanza...Finlandia.

Duole dirlo ma a quasi un anno dal mio ritorno in patria il sentimento che prevale è la rabbia. La Finlandia è stata per me una sorta di vetrina su quella che potrebbe essere una vita migliore, fatta di un futuro certo, senza dubbi e tante paure con cui noi giovani italiani siamo costretti a convivere. Lungi da me pensare di essere approdata nell'Eldorado, perchè le difficoltà che si possono vivere in un paese così diverso culturalmente sono tante e chiunque sia stato all'estero sa che accanto ai momenti meravigliosi ci sono anche momenti di sconforto e tristezza, nostalgia e domande. Eppure in sette mesi ho imparato moltissimo ed è ciò che mi manca di più. Quando sono tornata mi sentivo una privilegiata ed ero fermamente convinta di poter ricambiare quella che credo essere stata una grande fortuna, mettendo a disposizione il mio entusiasmo e la mia esperienza per rendere un pochettino migliore la realtà che mi circonda. Ovviamente non mia arrogavo dell'idea di poter fare una rivoluzione, ma nel mio piccolo volevo fare comunque qualcosa.Ed invece mi sento solo come una piccola, insignificante "Don Chisciotte". Mi sembra che accanto a me ci siano solo tanti mulini a vento e che ci sia ben poco da fare per combatterli.Ad un anno di distanza continuo a ricevere complimenti per aver avuto il coraggio di partire, per quello che ho fatto in Finlandia, per gli insegnamento che si possono ricevere lavorando con persone disabili, senza sapere la lingua...eppure dopo i cinque minuti di strette di mano e belle parole non rimane più niente. Un bel colpo di spugna, specie quando si tratta di colloqui di lavoro. E mi fa una rabbia immensa. Sento di avere tantissimo da offrire ma allo stesso tempo ho l'impressione che nessuno voglia ricevere. Non sono un'antitaliana per partito preso, anzi più viaggio più mi rendo conto della ricchezza che mi circonda, della fortuna che abbiamo nell'avere delle montagne splendide, un mare unico al mondo e città che lasciano ovunque a bocca aperta, il cibo più buono che esista, un clima invidiabile...eppure sento che questo non mi basta e che sia giusto pretendere che non mi basti. Quando mi sento offesa per quello che mi circonda e sento persone che affermano - su su non è fuori sia diverso- mi chiedo perchè non venga inserito il viaggio coatto per qualche mese, giusto per capire che le cose devono essere diverse nel rispetto prima di tutto di noi stessi e di tutto quello che abbiamo. Mi sento  come quegli insegnanti che hanno di fronte uno studente talentuosissimo ma pigro, insomma si trovano in quelle situazioni in cui "è bravo ma non si applica". E ti chiedi perchè buttare via delle potenzialità così immense quando potrebbe fare qualcosa di rivoluzionario. Un anno fa pensavo di fare grandi cose grazie al mio Servizio di Volontariato Europeo e mi ritrovo invece sul divano sperando in una telefonata per un lavoretto sottopagato inviando quotidianamente mille curriculum che nel 99,9% dei casi non riceveranno nemmeno una risposta. Vedo che i miei coetanei all'estero hanno molte più opportunità di me e mi chiedo perchè ho avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, perchè devo essere parte della generazione no hope che di colpe ne ha ben poche perchè anche quando ci s'impegna e si cerca di dare tutti se stessi per fare esperienza, per migliorare, per non stare fermi, si ottengono solo calci nel sedere. Ho deciso comunque di non abbattermi, di fare nel mio piccolo: ho coordinato un workcamp internazionale a Napoli, ho partecipato ad uno scambio interculturale in Olanda con giovani da tutta Europa e sono andata ad insegnare per qualche mese italiano in Russia. Piccole cose che mi hanno tenuto viva. La mia esperienza in Russia è stata meravigliosa, ancora una volta ho avuto il privilegio di imparare tanto e conoscere persone magnifiche, di quelle che ti fanno sorridere per il semplice fatto che ci sono. Ancora una volta ho dovuto rimettere in discussione i miei pregiudizi (ah i russi..gente fredda, ah i russi...gente chiusa, ah la Russia...paese grigio e freddo) per guadagnare più apertura, più idee che purtroppo nel mio paese valgono meno di zero. Ho letto recentemente un articolo nella quale si affermava che l'Italia merita la crisi in cui e -mi dispiace dirlo- ma condivido in tutto e per tutto questa affermazione. Ci meritiamo di stare dove siamo perchè prevale l'arroganza, le scorciatoie, il sentirsi più intelligenti perchè si è fatto i furbi, perchè non si rispettano le regole, perchè tanto se lo faccio una volta cosa vuoi che sia? Perchè vince chi grida di più e chi fa più lo spaccone, perchè hai carattere se sei arrogante, perchè solo con la faccia tosta si va avanti. L'Italia è così malridotta perchè ognuno tira l'acqua al suo mulino ritenendo che tanto per così poco nessuno verrà danneggiato, mentre è proprio la somma di tutte questi "vabbè tanto per una volta..." che rende il mio paese una vergogna. Chi ha avuto il privilegio di fare un periodo all'estero, soprattutto lavorando in un ambito meraviglioso come quello sociale (scuole, disabilità, orfanotrofi, centri culturali..) ha la responsabilità di far capire che certe cose non sono normali. Che il cambiamento avverrà nel momento in cui ci ribelleremo a certe logiche e che i diritti sono la naturale conseguenza dei doveri che tutti abbiamo in egual misura e che tra questi doveri c'è anche quello di combattere contro l'omertà di fronte alle ingiustizie. I sacrifici devono essere fatti, ma hanno un senso nel momento in cui permettono di ottenere dei risultati. Se no, mi dispiace dirlo, ma cadiamo dell'ingenuità che nel nostro paese è uno dei mali più grandi perchè ci sono troppo pronti ad approfittarne. Noi giovani abbiamo il diritto di imparare, ad uno stipendio, ad un futuro certo e abbiamo soprattutto il diritto di poter dare tutto quello che abbiamo imparato per rendere quello che ci circonda un posto migliore. A volte però mi sento solo una Don Chisciotte ed è per questo che ad un anno di distanza provo solo tanta rabbia. 

Nessun commento:

Posta un commento